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Preistoria

Le prime tracce di presenza umana nel territorio positanese, risalgono a 10.000 anni fa, ad un periodo che va dal paleolitico al mesolitico. Nella grotta della porta, negli anni ’60, grazie all’intervento dell’Università di Pisa, le indagini archeologiche hanno documentato elementi di industria litica (utensili da lavoro) e scarti di cibo (gusci di molluschi). Oggi sono conservati al museo Pigorini di Roma.


Età del Bronzo

Seconde testimonianze riguardano un mito, quello di Ulisse e le Sirene: Omero racconta le peripezie e le astuzie dell’eroe vincitore di Troia che riuscì, facendosi legare all’albero della nave, ad eludere il canto ammaliatrice delle sirene. Esse dalla sconfitta si suicidarono, e dalla loro morte nacquero gli scogli che costituiscono l’arcipelago de Li Galli. Il mito delle Sirene è un accattivante pretesto per iniziare a parlare di queste isole dalla conformazione assai particolare. La navigazione in antichità si effettuava senza allontanarsi troppo dalla costa, per evitare la perdita dell’orientamento, né tantomeno si ci avvicinava, per timore di incontrare scogli nascosti dalla superficie del mare. Chi effettuava lunghi viaggi però, necessitava di luoghi di ristoro e approvvigionamento, e quale migliore posizione se non quella di attraccare a li Galli? Il suo nome particolare infatti, deriverebbe dalla parola fenicia gaulos, che significa imbarcazione. L’isola fu utilizzata come porto anche in età successiva, da popolazioni pre-elleniche. Mentre tracce di traffici marittimi a Positano di questo periodo sono assenti.


Età Classica

La Costiera Amalfitana, la Penisola Sorrentina e le isole erano mete privilegiate di patrizi romani sin dai primi anni dell’Impero. Molte località prendono infatti, il nome del proprietario di una splendida residenza di otium, Positano è tra queste. La villa marittima apparteneva ad un liberto di nome Posides (da cui potrebbe derivare il nome del paese, Posidetanum= di Posides), molto vicino all’imperatore Claudio, colui il quale affrancò numerosi schiavi. Non abbiamo molte notizie a suo riguardo, sappiamo solo che si trattava di un uomo molto ricco, che di mestiere faceva il costruttore, cioè faceva costruire ville in Costiera Amalfitana e li rivendeva. Ovviamente per la realizzazione della sua villa utilizzo i materiali più preziosi e raffinati, alcuni dei quali stanno venendo fuori dagli scavi archeologici degli ultimi anni. La villa ricopriva un’area vastissima, dalla spiaggia sino all’attuale piazza dei mulini. Era costruita su terrazzamenti, dunque seguiva la conformità del territorio. Da alcune fonti sappiamo che disponevano di una peschiera per l’allevamento di pesci, presso il porto, l’unico luogo d’accesso al paese, di ampi giardini porticati, cisterne, mulini, e tutto ciò di cui necessitava per poter fornire sussistenza ai suoi abitanti.
Anche i Li Galli ospitavano una villa, la quale aveva ben due accessi via mare, uno dal versante che affaccia verso Positano, l’altro dal bacino interno dell’arcipelago, di cui si conservano solo pochi resti. L’esplosione del 79 d. C. fu fatale, la villa di Positano fu dapprima ricoperta da un strato di lapillo e successivamente da uno fangoso, causa di un alluvione comportata dalle piogge acide. Ciò che accadde da questo momento al medioevo non si sa nulla.


Età Alto-Medievale

Le uniche possibilità di ricostruire il tessuto storico del nostro paese, per questo periodo oscuro, sono da ricercarsi nelle leggende popolari. La storia del miracolo della Madonna di Montepertuso, può esserci utile nella nostra ricerca. Si narra che nel VI secolo, in seguito alla loro sconfitta nella piana nocerino-sarnese, un gruppo di Ostrogoti si rifugiò sulle nostre montagne e, soccorsi dalla gente locale, decisero di rimanerci.


La Parrocchia Santa Maria Assunta e San Vito di Positano: cenni storici

Le origini della Chiesa Santa Maria Assunta si confondono tra mito e leggenda. La tradizione vuole che sia stata edificata in seguito ad un avvenimento miracoloso. Nel XII sec., un naviglio che proveniva da Oriente, si imbatté in una bonaccia e non riuscì a proseguire il proprio viaggio. La nave trasportava un’icona bizantina della Madonna e, i marinai che la governavano, ad un certo punto, udirono una voce provenire dalla stiva: “POSA POSA”; così decisero di fermarsi sul lido che stavano attraversando. Quel lido era il villaggio di pescatori di Positano. La tempesta placò e gli abitanti del luogo la accolsero come segno del cielo.
L’icona lignea fu sistemata nella Chiesa di S. Vito1, ma qualche giorno dopo sparì. Fu ritrovata su un cespuglio di mirto all’esterno del sacello in cui era stata custodita. I positanesi intuirono dunque, che la Madonna voleva un tempio a lei dedicato in quell’area, proprio dove oggi sorge la Parrocchia. In realtà, di confronti storici ce ne sono pochi.
La Parrocchia è il risultato di diversi cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, a seconda dei periodi storici e da chi governava il paese. Sappiamo che a Positano esisteva un’Abbazia Benedettina, dedicata a San Vito e a Santa Maria, già nel 9942. Il culto di San Vito potrebbe derivare da un avvenimento storico: nel 916, in seguito alla distruzione della città di Paestum, da parte di una spedizione saracena, molti pestani si rifugiarono presso le coste di Positano, chiedendo asilo ai monaci dell’abbazia3.
La Parrocchia ha attraversato diverse fasi costruttive, alcune delle quali ancora ricostruibili da fonti storiche e tracce materiali. Ne possiamo individuare cinque:
La prima potrebbe coincidere con il locale, situato al di sotto del presbitero dell’odierna struttura, la cosiddetta Cripta Medievale4. Durante i lavori del 2005 fu restaurato l’unico frammento di affresco che decorava la cripta e furono rinvenute diverse sepolture.
La seconda fase, potrebbe essere messa in relazione ad una pergamena rinvenuta in sagrestia, la quale dedica la chiesa a Santa Maria5, probabilmente, in seguito ad un suo rifacimento, terminato in quegli anni. Tra l’ XI e il XII sec., il monastero di Positano assiste ad una progressiva crescita del suo prestigio, quindi necessitava di una struttura più grande per ospitare i propri fedeli6. Appartiene a questa fase l’arrivo dell’icona della cosiddetta Madonna Nera, la stessa che è possibile ammirare sul fondo dell’abside7. Così, come nel caso precedente, sono state reimpiegate le colonne provenienti dalla Villa Romana in marmo, granito e breccia africana8 che, affiancavano l’unica navata, assieme ad altri elementi decorativi e marmi pregiati, alcuni dei quali ancora presenti nell’attuale chiesa. L’antica pavimentazioni in mosaico è visibile solo nella zona presbiteriale, al di sotto di una lastra rettangolare e piuttosto stretta, in vetro, e dove, fino agli ultimi venticinque anni dell’800, erano collocate alcune lastre tombali9. Una di esse, dopo il rifacimento della pavimentazione dei secoli successivi, fu sistemata sulla porta d’accesso al campanile, le altre invece, furono murate sul lato nord della chiesa, e sono ancora visibili. Lo stile con il quale fu realizzato l’edificio era, secondo la moda dell’epoca, il romanico10.
La chiesa di Positano era dotata anche di un chiostro. Sappiamo che era situato di fronte all’ingresso principale, che in esso vi erano tre altari e che nel suo perimetro era compreso il campanile e, che forse veniva usato anche come cimitero11.
La terza fase riguarda una ristrutturazione dell’edificio, caduto in rovina in seguito all’abbandono dei benedettini. Si sa che nella prima metà del XV sec., i monaci lasciarono l’abbazia subito dopo un saccheggio, avvenuto ad opera di alcuni predoni cilentani12.
Dal 1440 gli abati che vi governavano erano, nominati direttamente da Roma, cosiddetti commendatari, e non risiedevano a Positano, ma venivano solo a riscuotere i proventi dei terreni pertinenti13.
Agli inizi del XVII sec. la chiesa cadde nuovamente in rovina, dunque le fu dato un nuovo assetto. La struttura venne ingrandita, a scapito del chiostro che scomparve14. Fu costruita la cupola, la più grande della costiera amalfitana, che ha stravolto completamente la situazione sottostante15.
A quest’epoca risalirebbe anche l’edificazione dell’Oratorio della Buona Morte, sede dell’omonima confraternita, nell’attuale navata sinistra e, la ricostruzione del campanile, rimasto indebolito dopo l’eliminazione del chiostro16.
Nella quinta fase fanno parte tutti i cambiamenti avvenuti durante il XVIII sec., fino ai giorni nostri. L’aspetto che le viene dato è riconoscibile ancora oggi. Le pareti in tufo vengono rivestite di stucchi e dorature. Assume la pianta basilicale determinata da tre navate, una della quali ricavate dall’oratorio della Buona Morte, poi spostato più a nord. Il pavimento in mosaico viene sostituito in un primo momento da uno maiolicato e poi, nel 1889, da quello attuale in marmo17.
Nel 1927, la vecchia facciata, di cui ci è rimasta solo una fotografia dell’epoca, fu sostituita da una più grande, in marmo di Trani, più alta del campanile. Anch’esso fu rimaneggiato: il grande orologio in marmo bianco e nero, posto nella parte più alta, fu rimosso e custodito nell’attuale oratorio. Nel 1955, fu costruita la nicchietta in marmo colorato (cappella stellata) che custodisce la statua lignea della Madonna Assunta, opera di scuola napoletana di XVIII sec.; nel 1960 fu collocata una nuova cantoria dell’organo, in sostituzione di una precedente in legno 18.


Tutte queste trasformazioni hanno arricchito il patrimonio storico artistico dell’intero paese e, dunque della cittadinanza. Coloro che visitano la chiesa ne rimangono affascinati, turisti e non solo, sono attratti e incuriositi da questo complesso monumentale, simbolo della nostra devozione e tradizione popolare.