Radioguida

Benvenuti a Positano, la perla della Costiera Amalfitana! Oggi vi accompagneremo in un viaggio a ritroso nel tempo, raccontandovi la storia del nostro paese. Seguiremo i passi di chi ci ha preceduto attraverso i monumenti giunti sino a noi.

Ingresso

La Parrocchia è il risultato di diversi cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli, a seconda dei periodi storici e da chi governava il paese. Sappiamo che a Positano esisteva un’Abbazia Benedettina, dedicata a San Vito e a Santa Maria, già nel 994. Il culto di San Vito potrebbe derivare da un avvenimento storico: nel 916, in seguito alla distruzione della città di Paestum, da parte di una spedizione saracena, molti pestani si rifugiarono presso le coste di Positano, chiedendo asilo ai monaci dell’abbazia.


Altare San Biagio/Fonte Battesimale

La cappella è dedicata a S. Biagio (vescovo di Sebaste e martire nel 316 ca.), e al suo interno ospita la fonte battesimale, realizzata con elementi di reimpiego, provenienti dalla villa romana di Positano. Potete infatti notare come, diverse basi di colonna e capitelli sono stati riutilizzati come basamento. L’altare fu donato dal padrone marittimo Giuseppe Cucurullo e dai sui marinai nel 1780.


Altare Madonna Immacolata

La tela della Madonna Immacolata datata al 1795, fu un dono dei fratelli de Palma e rispecchia esattamente l’iconografia tradizionale, raffigurando la vergine con 12 stelle sul capo, l’abito blu, nell’alto dei cieli, poggiando i piedi su una mezza luna, circondata da puttini e nuvolette. L’altare fu donato da Luca e Giomarino Buonocore e suoi marinai nel 1781. Sul treppiedi è stata collocata provvisoriamente, il progetto della futura porta bronzea, che sostituirà il classico portone ligneo posto attualmente nell’odierna facciata. Sono chiari i riferimenti, attraverso i simboli, della leggenda Posa Posa: l’icona della Madonna Nera, giunta sino a noi attraverso una nave, Gesù pescatore di anime.


Altare S. Antonio di Padova

Fu donata dai padroni marittimi Luca e Giomarino Buonocore e dai suoi marinai nel 1781. La tela del frate francescano nativo di Lisbona e particolarmente devoto a Gesù Bambino fu realizzata nel 1795 e dedicata da Nicola Arezio.


Altare Sant'Anna

Sant’Anna intercede in favore delle anime del purgatorio è una tela realizzata nel 1724 da Gaetano Caporizzo e donato dai fratelli Buonocore.


Reliquario San Vito

“San Vito ora pronobis” San Vito prega per noi. Questo pannello marmoreo, al cui interno erano custodite le reliquie del Santo patrono di Positano, è uno dei rari frammenti che ci ricollegano alla Chiesa di S. Vito, ormai sparita. L’iscrizione testimonia la devozione locale nei confronti del martire, e ci indica anche la datazione: 1506. La realizzazione fu ad opera dell’importante artista del rinascimento napoletani, Giovanni Tommaso Malvito, fatto eseguire, come riporta l’iscrizione alla base, da Bernardo De Palma.
Il culto di San Vito in costiera amalfitana, è presente solo a Positano, peculiarità da non sottovalutare. Le radici di questa devozione provengono probabilmente dal Cilento, territorio a sud di Salerno, dopo il 916, quando la città di Paestum fu incendiata in seguito ad un attacco saraceno. Dunque i suoi abitanti, trovandosi senza dimora e privati di tutto ciò che possedevano, hanno cercato asilo presso la badia di S. Maria di Positano. Ecco perché, con molta probabilità, il culto di San Vito è stato portato durante il trasferimento dei pestani a Positano, tant’è vero che ancora oggi nel Cilento la tradizione locale vuole S. Vito come protettori di diversi comuni del territorio, Paestum compresa.


Lapide Commemorativa

Lapide posta in ricordo della nomina di Pirro Giovanni Campoliso, partenopeo, come abate di Positano, il quale fu artefice del rifacimento del campanile nel 1586.


Altare della Circoncisione

Il dipinto della Circoncisione è forse uno dei più importanti dell’intero edifico. È datato al 1599, opera di Fabrizio Santafede, esponente della scuola manierista napoletana. Purtroppo nei secoli successivi ha subìto un restauro non pertinente, i contorni delle figure furono ricalcati, causando la perdita delle ombre degli elementi raffiguranti, tipica caratteristica del manierismo. È un’opera originale perché non è comune avere un dipinto che mette in scena una tradizione ebraica, all’interno di una chiesa cattolica. Dono di nicola giovanni d’urxo


Quadro dell'Arrivo dell'Icona

Opera dell’artista russo Vassilij Necitailov, meglio noto come Don Basilio, il quale visse per molto tempo in Costiera Amalfitana. Rappresenta la celebrazione dell’”icona bizantina” in seguito il suo arrivo a Positano. La particolarità però sta nell’utilizzo di modelli reali: i volti dei personaggi all’interno del quadro, sono i Positanesi vissuti negli anni ’50 del secolo scorso, e l’artista ha voluto inserirsi anch’egli, all’interno della scena: è l’ultimo sulla destra.


Cappella S. Stefano/Stellata

La cappella è dedicata a S. Stefano ma il suo culto viene messo in secondo piano dalla devozione locale per la Madonna Assunta, infatti nel 1955, fu costruita la nicchietta in marmo colorato che ha dato il nome al sacello di “cappella stellata”, la quale custodisce la statua lignea della Madonna Assunta, opera di scuola napoletana di XVIII sec. (1783) recentemente restaurata, finalmente riportata allo splendore originario.


Croce

La croce presenta intarsi marmorei policromi tipici del basso medioevo salernitano, recuperati dalla chiesa precedente.


Busto S. Vito

All’interno della teca di vetro è custodito il busto reliquiario del santo patrono di Positano. La parte inferiore porta incisa la data 1599 è in rame dorato così come l’aureola, mente il volto è più recente, in argento e risale al XVII sec.


Avanti l'Altare

Le origini della Chiesa Santa Maria Assunta si confondono tra mito e leggenda. La tradizione vuole che sia stata edificata in seguito ad un avvenimento miracoloso. Nel XII sec., un naviglio che proveniva da Oriente, si imbatté in una bonaccia e non riuscì a proseguire il proprio viaggio. La nave trasportava un’icona bizantina della Madonna e, i marinai che la governavano, ad un certo punto, udirono una voce provenire dalla stiva: “POSA POSA”; così decisero di fermarsi sul lido che stavano attraversando. Quel lido era il villaggio di pescatori di Positano. La tempesta placò e gli abitanti del luogo la accolsero come segno del cielo. L’icona lignea fu sistemata nella Chiesa di S. Vito1, ma qualche giorno dopo sparì. Fu ritrovata su un cespuglio di mirto all’esterno del sacello in cui era stata custodita. I positanesi intuirono dunque, che la Madonna voleva un tempio a lei dedicato in quell’area, proprio dove oggi sorge la Parrocchia. In realtà, di confronti storici ce ne sono pochi. Secondo recenti studi, l’icona cosiddetta bizantina, sarebbe in realtà opera di artista campano (o lucano), dunque di provenienza italiana, risalente alla seconda metà del XIII sec., e il colore del volto è causato da un’ossidazione della pittura utilizzata.
Il paliotto d’altare fu donato da Nicola e Francesco Romano e loro compadroni nel 1787 ed è molto singolare per la presenza di due angeli capo altare che sostengono una cornucopia mentre il tempietto che sostiene la miracolosa immagine della Madonna Nera è opera napoletana realizzata nel 1781, donazione di Felice MontuoriLa Parrocchia ha attraversato diverse fasi costruttive, alcune delle quali ancora ricostruibili da fonti storiche e tracce materiali. Ne possiamo individuare cinque:
La prima potrebbe coincidere con il locale, situato al di sotto del presbitero dell’odierna struttura, la cosiddetta Cripta Medievale2.


Pavimento Medievale

La seconda fase, potrebbe essere messa in relazione alla pergamena rinvenuta in sagrestia, la quale dedica la chiesa a Santa Maria, probabilmente, in seguito ad un suo rifacimento, terminato in quegli anni. Tra l’ XI e il XII sec., il monastero di Positano assiste ad una progressiva crescita del suo prestigio, quindi necessitava di una struttura più grande per ospitare i propri fedeli3. Appartiene a questa fase l’arrivo dell’icona della cosiddetta Madonna Nera, la stessa che è possibile ammirare sul fondo dell’abside. Così, come nel caso precedente, sono state reimpiegate le colonne provenienti dalla Villa Romana in marmo, granito e breccia africana che, affiancavano l’unica navata, assieme ad altri elementi decorativi e marmi pregiati, alcuni dei quali ancora presenti nell’attuale chiesa. L’antica pavimentazioni in mosaico è visibile solo nella zona presbiteriale, al di sotto di una lastra rettangolare e piuttosto stretta, in vetro, e dove, fino agli ultimi venticinque anni dell’800, erano collocate alcune lastre tombali. Lo stile con il quale fu realizzato l’edificio era, secondo la moda dell’epoca, il romanico.
La terza fase riguarda una ristrutturazione dell’edificio, caduto in rovina in seguito all’abbandono dei benedettini. Si sa che nella prima metà del XV sec., i monaci lasciarono l’abbazia subito dopo un saccheggio, avvenuto ad opera di alcuni predoni cilentani. Dal 1440 gli abati che vi governavano erano, nominati direttamente da Roma, cosiddetti commendatari, e non risiedevano a Positano, ma venivano solo a riscuotere i proventi dei terreni pertinenti.
Agli inizi del XVII sec. la chiesa cadde nuovamente in rovina, dunque le fu dato un nuovo assetto. La struttura venne ingrandita, a scapito del chiostro che scomparve. Fu costruita la cupola, la più grande della costiera amalfitana, che ha stravolto completamente la situazione sottostante. A quest’epoca risalirebbe anche l’edificazione dell’Oratorio della Buona Morte, sede dell’omonima confraternita, nell’attuale navata sinistra e, la ricostruzione del campanile ad opera di Pirro Giovanni Campoliso avvenuta nel XV, rimasto indebolito dopo l’eliminazione del chiostro4.
Nella quinta fase fanno parte tutti i cambiamenti avvenuti durante il XVIII sec., fino ai giorni nostri. L’aspetto che le viene dato è riconoscibile ancora oggi. Le pareti in tufo vengono rivestite di stucchi e dorature. Assume la pianta basilicale determinata da tre navate, una della quali ricavate dall’oratorio della Buona Morte, poi spostato più a nord.


Entrata Cripta

Dal vetro situato sul pavimento si scorgono le scale di accesso all’antica chiesa. Quest’ingresso risale al XII secolo, epoca in cui fu costruita la Chiesa di Santa Maria, della cui dedicazione possediamo una pergamena con doppio sigillo, risalente al 1159.


Cappella SS Sacramento

La cappella alla sinistra dell’altare è dedicata al Santissimo Sacramento. All’interno è visibile una statua lignea rappresentante Cristo in croce. Quest’ultima, realizzata probabilmente tra ‘500 e ‘600, rappresenta un passaggio tra diversi stili: quello più rigido e immobile della parte superiore del corpo, contrapposta ad un inizio di movimento dato dal piede girato e infisso con un sol chiodo all’altro. Le gocce di sangue che danno un aspetto molto suggestivo alla figura morente, sono un’aggiunta settecentesca. Ai lati del crocifisso è possibile notare anche le statue di scuola settecentesca napoletana, di Maria Addolorata e del Cristo alla colonna, quest’ultima opera di Michele Trilocco, donazione di Aloiso e Vito Fiorentino nel 1798. All’ingresso della cappella, fino all’ultimo rifacimento della pavimentazione dei secoli scorsi, era posta una lastra tombale (il pistrice) che fu poi sistemata sulla porta d’accesso al campanile. Le altre lastre tombali invece, furono murate sul lato nord della chiesa, e sono ancora visibili.


Altare Madonna del Carmine

La tela situata su un piccolo altare in marmo, rappresenta la Madonna del Carmine, ed è una delle più antiche presenti in chiesa. E’ infatti risalente al XVI secolo. Al centro vi è la Madonna del Carmine, incoronata da due putti, al di sotto della quale si trovano San Bruno e Santa Caterina d’Alessandria. L’opera fu donata dalla Certosa di Santo Stefano del Bosco di Serra San Bruno in Calabria.


Cappella del Crocifisso

Questa è la cappella dedicata alla Crocifissione di Cristo. Così come per le altre, anche questa tela fu regalata da una delle famiglie più in vista di Positano dell’epoca. In questo caso fu la famiglia Attanasio, nel 1798.


Cappella dell'Annunciazione

Il dipinto della terza cappella, rappresenta l’annunciazione alla Madonna da parte dell’arcangelo Gabriele. Le tinte sono molto vivaci. La colomba al centro rappresenta lo Spirito Santo, indicato anche da Gabriele, che sta per calare su Maria. Da notare il gatto in basso a sinistra. La tela riporta un iscrizione in basso a destra che ci data al 1795 la sua donazione alla chiesa da parte dei fratelli Milano.


Cappella S. Maria delle Grazie

La seconda cappella è dedicata a San Vito e Santa Maria delle Grazie, accompagnata dalla figura di S. Teresa d’Avila, alle cui spalle vi sono le anime del purgatorio. La tela fu donata dalle sorelle Maria, Teresa e Vincenzo Parlato, e fu eseguita dai fratelli Max.


Cappella S. Nicola

La cappella occupata ora dall’artistico presepe è dedicato a San Nicola di Bari. La tela che lo rappresenta è attribuita a Francesco Solimena (1657- 1747), detto l’abate Ciccio, che fu uno dei massimi esponenti della pittura napoletana del suo tempo. Il presepe, che ha una collocazione permanente all’interno della cappella, è di scuola napoletana e vanta pastori settecenteschi.


Pozzo

Al di sotto del vetro di cristallo vi è una piccola stanza quadrangolare al cui interno si intravedono una serie di scolatoi, e un pozzo. Quest’ultimo probabilmente apparteneva al chiostro dell’abbazia. Sappiamo infatti, che esso era situato di fronte all’ingresso principale, che vi erano tre altari e che nel suo perimetro era compreso il campanile e, che forse veniva usato anche come cimitero.


Navata Centrale

Il pavimento in mosaico viene sostituito in un primo momento da uno settecentesco maiolicato e poi, nel 1889, da quello attuale in marmo.


Esterno

Nel 1927, la vecchia facciata, di cui ci è rimasta solo una fotografia dell’epoca, fu sostituita da una più grande, in marmo di Trani, più alta del campanile, la quale sostituisce la precedente facciata in stile barocco napoletano. Anch’esso fu rimaneggiato: il grande orologio in marmo bianco e nero, posto nella parte più alta, fu rimosso e custodito nell’attuale oratorio.

Tutte queste trasformazioni hanno arricchito il patrimonio storico artistico dell’intero paese e, dunque della cittadinanza. Il complesso monumentale della Parrocchia Santa Maria Assunta e San Vito è il simbolo della nostra devozione e tradizione popolare. Speriamo che la visita della chiesa ti abbia affascinato, e che porterete con voi una parte di questo luogo incantato.